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Respirazione orale. 

Per quanto, per i non addetti ai lavori, possa non apparire una correlazione, la respirazione orale ha un ruolo assolutamente  predominante nello sviluppo e nella crescita armonica del distretto oro-facciale.

Nella puntata precedente, vi avevo lasciato con un bimbo di un anno che non ha imparato a posizionare correttamente la lingua sul palato, per uso prolungato del ciuccio, o per altre cause che vedremo nelle prossime puntate.

Quando la lingua resta parcheggiata in basso, la sua forza muscolare si esercita sulla mandibola, determinandone l’ampliamento incontrollato, e sui denti inferiori, spingendoli verso le labbra.

Analogamente le labbra, rimaste ipotoniche, non si contrappongono alla forza linguale, restando aperte.

La mancata espansione del palato, conseguente all’assenza della spinta linguale, determina anche la mancata espansione delle strutture nasali (palato e naso embriologicamente si sviluppano insieme), col risultato che le narici restano piccole e il naso poco pervio.

In questa condizione, si attuano le premesse perché la respirazione passi attraverso la bocca anziché attraverso il naso.

Il naso è stato progettato più in alto della bocca non per un caso. Se non fosse stato deputato a essere il primo orifizio respiratorio, sarebbe stato ideato più in basso e sarebbe stato costituito da una sola narice. Ricordate sempre la regola aurea di madre natura: la funzione determina la forma.

Il naso è più in alto della bocca perché è da lì che deve originare l’atto respiratorio (inspiratorio soprattutto). 

Quando viene schivato perché la respirazione è affidata forzatamente alla bocca, il naso non si espande innescando un circolo vizioso che si autoalimenta (naso piccolo-> respirazione orale-> naso non si espande -> respirazione orale si incentiva).

La respirazione orale, non essendo noi umani progettati per adoperarla in maniera costante, ma solo in emergenza, porta con sé una serie di conseguenze:

1. espansione del viso verso il basso (viso lungo o dolicocefalia, vedi foto): il viso lungo, al di là di una ovvia componente genetica, è molto spesso tipica di un respiratore orale (oral breather o mouth breather, tenete a mente questa espressione).

2. ipoossigenazione (poca aria, insomma) dei tessuti perinasali e periorbitari con conseguenti occhiaie: quando entrano in studio mamme con bimbi respiratori orali, il primo segno che balza al mio sguardo sono le occhiaie. 

Le mamme esordiscono subito con una diagnosi pret a porter: sa, dottoressa, è tanto stanco. Un bimbo? Di 5 anni. Che dovrebbe saltare le scale a 4 a 4 fino a quando diventano dispari. No signora, suo figlio non è stanco. Semplicemente respira con la bocca e non ossigena la parte alta della testa. 

Che poi questo determini anche problemi con il sonno, glielo spiegherò tra un po’, dopo che avrà pensato che sono una pessima dentista e che come mi permetto io di saperne di suo figlio più di quanto ne sappia lei (solitamente sono anche le mamme che poi cambiano studio e ne cercano un altro che dica loro che il figlio è bellissimo, perfetto e che la colpa è della scuola che assegna troppi compiti).

3. Predisposizione alle carie rampanti (vedi foto). La saliva contiene immunoglobuline (IgA e IgE), lisozima e lattoferrina, che rappresentano la prima linea di difesa contro gli invasori (virus, batteri, funghi). La sua azione umettante facilita l’autodetersione dentale, riducendo la capacità del perfido Streptococcus Mutans di aderire ai denti e provocare lesioni cariose.

Nei soggetti con respirazione orale, in cui i denti sono praticamente asciutti soprattutto durante la notte, si assiste a carie rampanti, ovvero a carie destruenti anche multiple in un solo elemento dentario. Ovviamente le carie diffuse a questa età portano con sé il problema di dover curare denti decidui, che sono identici ai denti degli adulti (e non credete a quelli che vi dicono che i denti da latte i nervi non ce li hanno. Ce li hanno eccome, e anche belli grossi, e sarebbe saggio non andare a disturbarli). Noi curiamo anche carie di bimbi di 3 anni, ma sono le eccezioni e sono esperienze drammatiche, che sarebbe meglio non imitare. A meno di non voler perdere qualche anno di vita.

4. Predisposizione all’infiammazione di adenoidi e tonsille (e qui già so che le mamme smetteranno di fare altro e leggeranno bene questa sezione). La bocca dovrebbe respirare solo in emergenza, quando il raffreddore forma una bella muraglia cinese di muco verde nelle narici (è lecito vomitare, adesso) e la bocca è l’unico pertugio utile per non soffocare.

Il problema è che madre natura, sempre lei, ha progettato il naso per respirare h24, difatti ha posizionato accanto al naso quelle belle cavità che si chiamano seni mascellari e seni paranasali, che non servono a sostenere gli zigomi, ma servono a riscaldare l’aria, umidificarla e filtrarla da pulviscolo atmosferico, batteri, funghi, micoplasmi, protozoi, alieni e moscerini.

Alla brutta, facciamo uno starnuto nella minestra e passa tutto.

Ma la bocca non è attrezzata per questo.

Ha 2 filtri, ma sono come gli estintori che avete in ufficio (forse): vanno usati solo in caso di incendio. Se pretendete che lavorino sempre, giorno e notte, in estate e in inverno, li costringete a un superlavoro che ne provoca l’intasamento ovvero la tonsillite.

Purtroppo la terapia tradizionale che prevede l'assunzione di terapia antibiotica non è considerabile una soluzione vera e propria. I farmaci ottengono ciò per cui vengono prodotti: eliminare la sintomatologia (in questo caso dolore e gonfiore a livello di gola e tonsille) ma non sono in grado di intervenire sulle cause delle infezioni ricorrenti, che vanno invece ricercate nella impossibilità della bocca di difendersi h24 da aggressioni batteriche e da un sistema immunitario defedato o comunque vulnerabile.

 

Per tale ragione, l’infezione là per là si risolve, ma il problema è ancora lì.  In compenso però i batteri buoni del microbiota intestinale, quelli che servono per avere un'attività intestinale corretta giornaliera, soffrono e vengono martoriati dalla teraoia antibiotica. 

Dal secondo giro di tonsillite in poi, il film va in replica diverse volte, e giù di antibiotico, fino a quando il microbiota intestinale è praticamente estinto. Così il bimbo oltre ad avere la tonsillite si prepara anche ad avere problemi intestinali e col sistema autoimmune (e difatti solitamente diventa un soggetto atopico, ovvero un bambino con problemi di allergie, difficoltà respiratorie, dermatiti, psoriasi).

Fino a quando la soluzione chirurgica diventa la più pratica (lo sembra solo, ma non lo è) e le tonsille vengono magicamente asportate, insieme con le adenoidi.

Da questo momento la situazione è più difficile da gesture, dato che l'intervento chirurgico, di fatto, asporta i naturali filtri che fanno da sentinelle alla parte alta dell'apparato respiratorio.

Ovviamente la tonsillite vostro figlio non ce l’avrà più, perché non ha più niente da infiammare, ma non ha più nemmeno i filtri, quindi ora polvere, e microrganismi soprattutto, sono liberi di scendere in cantina tutte le volte che vogliono. Pensateci…

5. Deformazione dentoscheletrica del viso con sviluppo della facies adenoidea

6. Predisposizione alla ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) che tradotto vuol dire disturbo cognitivo, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, disturbi del comportamento e disturbi del sonno.

E siccome queste due ultime meritano una bella puntatona, ovviamente, sul più bello vi lascio in sospeso.